Tra le intese sottoscritte tra Cina e Italia c’è anche quella tra il ministro dell’Economia e delle Finanze, Giovanni Tria, ed il ministro degli Esteri cinese Wang Yi. Il nuovo accordo elimina le doppie imposizioni fiscali. Il nuovo testo, informa il ministero, aggiorna quello in vigore dal 1990 e recepisce le raccomandazioni vincolanti del progetto OCSE/G20 BEPS.

Il memorandum che, assicurano, rappresenterà un’opportunità per entrambi i Paesi, ha quindi l’obiettivo di rimuovere i possibili ostacoli al commercio e agli investimenti sull’asse Italia – Cina.

Nell’ambito della Via della Seta, i due Paesi si impegnano così a promuovere scambi aperti, liberi, trasparenti e non discriminatori, specie per quanto riguarda appalti e proprietà intellettuale.

Articolo 12: royalties e proprietà intellettuale 

Proprio in tema di proprietà intellettuale (nello specifico royalties), all’Articolo 12, l’accordo prevede: che l’aliquota generale applicabile nello Stato della fonte non possa eccedere il 10% sui canoni corrisposti per l’uso, o la concessione in uso, di un diritto d’autore su opere letterarie, artistiche o scientifiche ivi compresi il software, le pellicole cinematografiche e le pellicole o registrazioni per trasmissioni televisive o radiofoniche, nonché per brevetti, marchi, disegni o modelli, formule o processi segreti (Know How), o per informazioni concernenti esperienze di carattere industriale, commerciale o scientifico. E’ invece prevista un’aliquota effettiva del 5% (l’aliquota nominale del 10% si applica sull’ammontare del 50 per cento delle royalties) per i pagamenti relativi all’utilizzo o al diritto di utilizzo di attrezzature industriali, commerciali o scientifiche. Tale aliquota è inferiore a quella prevista per le stesse tipologie di pagamenti negli accordi stipulati dalla Cina con i principali Paesi europei, in cui la riduzione massima si attesta al 6%.