Giovedì scorso il Parlamento Europeo in seduta plenaria ha respinto la proposta di direttiva sul copyright, una serie di regole per aggiornare la disciplina del diritto d’autore in Europa che è stata al centro di un acceso dibattito negli ultimi mesi e che ha coinvolto esperti di diritto, le principali piattaforme online, nonché i più grandi gruppi editoriali e dell’intrattenimento.

Il voto era atteso con grande interesse perché determina il futuro di una direttiva molto importante, con conseguenze per tutti gli utenti di Internet in Europa e non solo. Votando contro, i parlamentari europei hanno in sostanza deciso di rimandare la discussione sul provvedimento a settembre.

Uno degli obiettivi della nuova direttiva sul copyright è trovare un miglior bilanciamento tra gli interessi delle piattaforme online – come Facebook, Google e Microsoft – e degli editori, i cui contenuti sono spesso sfruttati dalle prime. Il tema è controverso e annoso: da una parte gli editori accusano i social network e i motori di ricerca di usare i loro contenuti (per esempio con le anteprime degli articoli) senza fornire in cambio nessuna forma di compensazione economica; dall’altra le piattaforme sostengono di favorire già gli editori, considerando che il loro traffico arriva in buona parte dalle anteprime pubblicate sui social network, oppure inserite nelle pagine dei risultati dei motori di ricerca.

Cosa dice l’articolo 13

L’articolo più discusso della direttiva europea è l’articolo 13, ed è anche quello su cui ci sono le maggiori preoccupazioni per la libera circolazione dei contenuti. Secondo l’articolo 13 le piattaforme online (internet service provider) dovrebbero esercitare una sorta di controllo su ciò che viene caricato dagli utenti, in modo da escludere la pubblicazione di contenuti protetti da copyright e consentire solo quella di contenuti sui quali non sussistono diritti. Il sistema dovrebbe più o meno funzionare come il “Content ID”, la tecnologia utilizzata da YouTube per evitare che siano caricati video che violano diritti di copyright. In questo modo il caricamento di un video, un file musicale o altri contenuti potrebbe essere bloccato ancora prima della diffusione prevenendo così la violazione del diritto d’autore.

Favorevoli

Buona parte delle più grandi etichette musicali e delle case di produzione cinematografica sono a favore dell’articolo 13, che potrebbe portare ad una riduzione della diffusione della pirateria che danneggia i loro affari. I proprietari di contenuti coperti da copyright hanno, negli anni, tentato con ogni mezzo di farsi riconoscere tali diritti, avviando cause legali, e anche assumendo atteggiamenti spesso minacciosi nei confronti delle piattaforme che favoriscono la diffusione di musica e video senza averne i permessi.

Contrari

Nonostante le rassicurazioni dei promotori e dei sostenitori della direttiva, continuano a sussistere dubbi sull’utilità dell’articolo 13 e sugli effetti che potrebbe avere all’atto pratico. Circa 70 esperti di Internet, hanno scritto una lettera aperta al presidente del Parlamento Europeo, Antonio Tajani, sostenendo che la direttiva potrebbe causare “danni consistenti” a Internet: “L’articolo 13 è un passo avanti senza precedenti nella trasformazione di Internet da un sistema aperto, per condividere e fare innovazione, a uno strumento per la sorveglianza e il controllo dei suoi utenti”.

La nostra opinione

La violazione del copyright, soprattutto in settori come quello musicale e videomusicale, continua a rappresentare un problema consistente ed economicamente rilevante.

Difficilmente le piattaforme per l’upload dei contenuti potranno realizzare sistemi raffinati come il “Content ID” di YouTube, costato decine di milioni di dollari e 11 anni di lavoro. La strada della limitazione già durante il caricamento sembra essere complicata da perseguire, se non impossibile, in particolare per le aziende più piccole e con meno risorse. Dovrebbe inoltre essere chiarito il meccanismo delle licenze che le piattaforme dovrebbero pagare ai titolari di copyright.

Pertanto, al di là di quello che sarà l’esito della nuova direttiva, il nostro consiglio è quello di affidarsi sempre a professionisti in materia di proprietà intellettuale e diritto d’autore in modo da proteggere e far valere i propri diritti di copyright.

Sul tema segnaliamo il nostro articolo sulla recente sentenza del Tribunale di Milano sul caso “Mondadori”.